Fortunata Disgrazia – D. Rezzuti

Il cervello è protetto dalla scatola cranica, che si trova al vertice della colonna vertebrale, la prima vertebra è l’Atlante, sulla quale poggia il cranio, sotto c’è la seconda vertebra, il “Dente dell’Epistrofeo” in cui è collocata la sede del respiro.

La frattura o anche solo una lesione di quest’ossicino, provoca la morte immediata, si può sopravvivere solo nel caso rarissimo, in cui non viene intaccato il midollo spinale.

Il giorno 11 maggio 2011 alle ore 11, mentre alla guida del mio scooter passavo per un incrocio, fui investito da un furgone che mi tagliò la strada. L’impatto fu devastante, e mi ritrovai sbalzato battendo la testa, prima nel parabrezza, e poi sull’asfalto.

Il contraccolpo del casco sul collo mi provocò la lesione del “Dente dell’epistrofeo” volgarmente detta “Noce del collo”. In quel momento ebbi la mia prima conoscenza del “Viaggio Astrale”, ovvero l’esperienza di uscire, fuori dal corpo fisico. Devo confessare che non frequentavo chiese, sinagoghe o moschee, non credevo nei miracoli, e mi consideravo abbastanza razionale da non riuscire a concepire l’idea di Dio, credevo solo nella casualità e nella fortuna. Ero alquanto scettico nel prestar fede, a quei racconti sul paranormale, visti in tv o sul web, come tutti i pensatori logici, fondavo la mia fede, solo su prove certe, sull’evidenza empirica.

La mia teoria a riguardo più o meno era questa: La vita è solo un succedersi di eventi casuali, causati casualmente dal caso, senza nessuno scopo misterioso. Quindi, non ero certo un soggetto suggestionabile, o disponibile a credere nell’ aldilà, a mio avviso la morte rappresentava la fine di tutto, ma ho dovuto ricredermi, quando uno di questi casi prodigiosi, ha riguardato me personalmente, smentendo tutte le mie teorie fataliste, mettendo in discussione le mie certezze agnostiche.
Così in preda al desiderio incontenibile, di diffondere la mia esperienza al limite del paradosso mi decisi a scriverlo, c’è l’avevo già allineato tutto in testa, pagina per pagina, non potevo trattenere solo per me le indicazioni ricevute, dovevo necessariamente condividere quella conoscenza, diffondere la mia visione, descrivendo al mio meglio e a modo mio, l’esperienza straordinaria del soprannaturale.

I ricordi erano chiari e indelebili, impressi nei quadri della mia memoria, avevo pure preso alcuni appunti all’epoca dei fatti, su episodi particolarmente curiosi. L’ho composi di getto, direi che s’è scritto da solo, ho dovuto solo correggerlo e ordinarlo.


Vidi me stesso riverso sulla strada, come la proiezione di un osservazione aerea. Ma non vidi ne il tunnel, ne la luce, ne i parenti defunti, elementi che di solito vengono descritti, da chi ha provato questa esperienza.

Nel mio caso vidi, la dimensione successiva della vita terrena, vidi gli angeli (Così mi piace chiamarli). Dopo lo schianto ero circondato dalle persone accorse allarmate, e più in alto, vidi esseri di luce, dal corpo fluido, che galleggiavano in aria, intorno al mio corpo inerme, comunicandomi un senso d’elevazione ultraterrena, con un linguaggio muto di suoni, ma articolato di elementi luminosi.

In quel momento, mentre sembravo morto, vivevo l’esperienza più eccezionale, che l’uomo possa esplorare. Sentivo con sensi sconosciuti, una relazione empatica con tutto l’universo, capivo l’armonia delle relazioni vitali, ero come improvvisamente irraggiato della conoscenza divina, in uno stato di consonanza generale che intende pienamente l’energia creatrice dell’amore, che dirige l’universo, come una melodia armonica perfetta.

Anche se apparentemente morto, sentivo ancora il mio corpo fisico, ma in un altra dimensione.

Quegli angeli, avevano realizzato un mantello di luce, che posarono sul mio corpo, riempiendolo di un bagliore sfolgorante, poi uno di loro mi soffiò in bocca, sapevo che era mio padre. Fu bellissimo, ebbi la percezione d’essere riempito, da una forza energetica illimitata, e beatamente ritornai nel mio corpo, mentre quelle sagome lucenti, lentamente svanirono dissolvendosi in cielo.

I medici parlarono di miracolo, i carabinieri di resurrezione, rimasi sei mesi immobilizzato in “Halo”, finché si calcificò la frattura al collo.
Da quel momento sono cambiato, sono un altra persona, consapevole dell’esistenza, di una dimensione chiara, di luce pura, che troveremo dopo la morte fisica, in questa realtà mistificata ed illusoria. Ho compiuto l’esplorazione d’una universalità eterna e completa, che mi ha svelato il legame profondo tra vita e morte, sogno e realtà, esplorato nel passaggio vitale, da una condizione di partenza dolorosa, ai limiti della sopportazione, fino al raggiungimento di obbiettivi appaganti, sotto tutti gli aspetti.
Non so dire, se quello fosse il paradiso, ne se quelle creature fossero angeli, ma so di certo che siamo luce perenne, imprigionata dalla materia, siamo l’infinito limitato dalla realtà… Siamo sostanza divina… Siamo fulgore eterno… Siamo frammenti di DIO.

Da allora ho sviluppato una sensibilità particolare verso la recezione di messaggi dal destino, mi sono capitate sempre nuove manifestazioni soprannaturali, come sogni premonitori, visioni di spiriti eterei, suggestioni divine e rimembranze ancestrali.
Per avere una conferma che legittimasse il mio vissuto, ho deciso infine di fare una ricerca sull’autoscopia, consultando wikipedia, e ho voluto riportare qui sotto il testo:
Caratteristiche delle “NDE” (Near Death Experience)I soggetti che hanno vissuto tali fenomeni, una volta riprese le funzioni vitali, hanno raccontato di aver provato esperienze, che risultano in buona parte connotate, da numerosi elementi comuni:
1) Abbandono del proprio corpo, con la possibilità di osservarlo dall’esterno, (chiamata “autoscopia” o (esperienza extracorporea), assistendo all’eventuale attività, di medici e/o soccorritori, intorno ad esso.
2) Attraversamento di un “tunnel” buio, in fondo al quale si intravede distintamente una bellissima luce bianca, associata al creatore.
3) Raggiungimento di una sorta di “confine”, in cui l’esperienza materiale si interrompe, e si ha consapevolezza, e timore di “tornare indietro” verso la vita terrena.
4) Sensazione di pace e serenità, mai provate prima, difficilmente descrivibili con il linguaggio umano, fuori dallo spazio e dal tempo terrestre.
5) Difficoltà nel descrivere, la nuova realtà sperimentata, caratterizzata da luci, colori, e suoni meravigliosi, non riscontrabili in alcun modo sulla terra.
6) Incontro con “altri esseri”, identificati in genere con parenti, o amici morti in precedenza, con i quali si comunica mentalmente, in modo istantaneo e non verbale.
7) Incontro con uno o più “esseri” luminosi, rivestiti di luce bianca, e comunicanti sensazioni di “amore totale”, spesso identificati sia dai credenti sia dai non credenti come divini.
8) Rivisitazione della propria vita terrena, (life review), comprendente anche episodi che sembravano dimenticati, e relativi a momenti immediatamente successivi alla nascita; tale rivisitazione, avviene in un clima di rilettura etica delle esperienze vissute.
9) Ritorno alla vita terrena, accompagnato da un sentimento di rimpianto, per non essere entrati o rimasti nell’aldilà, oltre alla sofferenza fisica, per il “rientro” nel proprio corpo.
10) Timore di riferire ad altri l’evento vissuto, per paura di non essere creduti, desiderosi comunque di condividere, un’esperienza estremamente preziosa e importante.
11) Ritorno alla vita terrena, con totale scomparsa del timore della morte, vista come il felice passaggio a una realtà superiore.
12) Ritorno alla vita terrena, che porta ad una riconsiderazione dei veri valori della vita, con a capo l’amore, verso tutti gli esseri viventi, e la ricerca dell’armonia con essi.
Questi aspetti, anche se, non sempre tutti contemporaneamente, ricorrono sistematicamente in ogni esperienza NDE.


Mi faccio una sola unica domanda ripetutamente: “Perché proprio a me?” Chi è il misterioso regista, che senso aveva scegliere me?

Quali possono essere le ragioni… Non sono uno scienziato, uno studioso dell’occulto, un capo di stato, un personaggio famoso. Ero uno dei tanti artisti frustrati, inadatto alla vita del suo tempo, scettico e fatalista, senza infamia né lode. Seguendo la logica, un’esperienza simile era meglio, riservarla a un pezzo grosso, qualcuno che conta, un uomo di potere, un giornalista autorevole, un intellettuale, che avrebbe potuto divulgarla, e spiegarla molto meglio, e più facilmente, invece è capitata a me quest’incombenza?

A questo punto, non riuscendo a trovare una motivazione razionale, suppongo che l’unica spiegazione intelligente, sia che il destino degli uomini, si muove in percorsi incomprensibili agli uomini, con altre ragioni che non riusciamo a spiegare, e adesso m’accontento dell’assioma, che per tutto ciò che accade, anche se non s’intende, c’è sempre un buon motivo.

Dario Rezzuti

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Micky

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