Avevo diciassette anni.
Avevo litigato con mio padre, una brutta litigata, tanto che mi venne da lui, un pugno sul naso.
Aprii la porta di casa e scappai. Il dolore al naso era fortissimo; in preda al pianto, appena arrivai in strada da una cabina telefonica chiamai un mio amico, che mi disse sarebbe arrivato al più presto.
Nell’attesa del suo arrivo cominciai a camminare fino ad una biforcazione della strada.
Una strada andava in salita verso il campo sportivo e l’altra era in piano e andava verso i boschi.
Presi quella in salita, e quasi in cima mi fermai per aspettare il mio amico.
Mi appoggiai al muraglione verso sinistra della strada, dall’altro lato uno strapiombo di diversi metri dava sull’altra stradina.
Ad un tratto, senza che io mi accorgessi di nulla, mi vidi, cioè vidi il mio corpo fisico che cominciava ad attraversare la strada dirigendosi verso lo strapiombo.
Vidi arrivare il mio amico che cominciò a gridare il mio nome; io osservavo la scena con indifferenza.
Ora guardavo lui, ora me camminare, giravo lo sguardo dall’uno all’altra, ma io ero consapevole di essere appoggiata al muraglione.
Non c’erano domande, pensieri, ma solo il nulla.
Intanto il mio corpo fisico aveva quasi raggiunto il bordo della strada e il mio amico aveva accelerato la sua corsa, gridando con quanto fiato aveva.
Io continuavo a guardarmi la scena.
Lo vidi arrivare a prendere un mio piede, proprio nel momento in cui l’altro mio piede era nel vuoto. Non mi resi conto di cosa accadde nei momenti successivi, ma ripresi le mie funzioni corporali, quando mi accorsi di essere seduta in terra col mio amico che mi stringeva forte sul bordo della strada.
Lui non si accorse di nulla, io ero troppo scioccata per fare domande, perché continuavo a guardare il posto dove poco prima ero poggiata al muraglione, convinta di essere li, mentre invece non c’era nulla tranne il muro.
Se non mi avesse afferrata in tempo, sarei caduta di sotto, morendo.
Questa esperienza, la prima, è molto cara a me poiché mi ha dato degli insegnamenti, anche se all’epoca non sapevo nulla di bilocazione.
Da questa esperienza compresi che la morte non esiste, che esiste la capacità di poter uscire fuori dal corpo fisico, compresi che al momento della nostra morte non si soffre come ci è da sempre dato credere, compresi che abbiamo diverse “vie di uscita” dalla materia nel corso della nostra vita.
E’ stata per me una esperienza fantastica.
Maria Fenelli